Per Torno l’ozio è padre di tante preziose virtù: in primo luogo sapersi conquistare la libertà spirituale, mettendosi al servizio di se stessi e non di altri, apprendere, perché è bello e non perché è utile, godere della lettura, della conversazione, del sogno, della fantasia, salvare in noi le qualità più “umane” dall’asservimento a disumani criteri di redditività e di potere. Dall’otium latino come attività sottratta alla vita pubblica a quello cristiano come scelta della vita contemplativa, al petrarchesco rifiuto del mondo e dei suoi affanni, attraverso le riflessioni di Montaigne e La Rochefoucauld fino agli scritti dei socialisti che tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento denunciarono le insidie della nostra civiltà.