La storia si apre su un drammaturgo ungherese lasciato nell’anonimato, che ricordando il suo soggiorno a Berlino Est negli anni Settanta ci racconta, con attenzione ipnotica al dettaglio, il triangolo amoroso in cui viene coinvolto da Thea, matura e affascinante attrice, e Melchior, un giovane poeta. Fino a quando Melchior fugge a Ovest e lui, sopraffatto da una crisi, ritorna a Budapest e tenta di riprendere in mano il suo destino, scrivendo un romanzo di esasperata sensualità sulla vita dissoluta di uno scrittore tedesco di fine Ottocento. Al racconto frammentato di questo personaggio della sua fantasia, fa da contraltare la rievocazione della tormentata adolescenza del narratore principale durante il periodo successivo alla rivolta ungherese del ’56, segnata dalla morte della madre, dall’ambiguità tanto politica quanto sessuale del padre, da un amore acerbo e tempestoso. Sarà la voce di Krisztiàn, un compagno di scuola del protagonista, a trovare le sue memorie e a riannodare i fili di un’identità in cerca di se stessa tra i ricordi. Attraverso continui rimandi tra i personaggi e le epoche storiche, in questo grande capolavoro del Novecento Peter Nàdas racconta con emozione il passaggio, spesso traumatico, dall’infanzia all’età adulta, il gioco dei sentimenti, il sesso e la creazione artistica, privilegiando sempre e nonostante tutto i comportamenti umani: di quegli individui che hanno dovuto vivere e amare sotto un regime totalitario.