Per gli abitanti dei villaggi della Mauritania e dell’Etiopia, della Cambogia e del Vietnam, Carlo Urbani era “Il” Dottore: arrivava in jeep o in piroga per portare medicine, visitare e curare, in Africa come in Asia. Carlo Urbani era un “medico senza frontiere”, ed era anche un alto funzionario dell’Organizzazione mondiale della sanità ma, se non fosse morto di Sars, forse la maggior parte degli italiani continuerebbe a ignorare il suo nome. In questo libro, l’autore traccia il ritratto non di un “medico buono” ma di un uomo che “avendo la fortuna di guardare i malati negli occhi, aveva il dovere di gridare contro l’ingiustizia”.