Su una piccola isola, collegata a Murano da un semplice ponticello di metallo, vivono gli Arcangelo, una famiglia di vetrai che improvvisamente vede il proprio universo violato da una tragedia: Uriele, uno dei quattro fratelli, viene trovato morto davanti alla fornace che contiene anche i resti inceneriti di sua moglie Bella. Il caso viene affidato all’ispettore Nic Costa e ai suoi collaboratori Peroni e Falcone, che devono risolvere una vicenda dai risvolti inquietanti, indagando in un mondo dove prevalgono i pregiudizi e gli interessi personali. Su tutto aleggia, misteriosa, la figura di Hugo Massiter, un impresario inglese dal passato torbido. Intorno a loro si muovono personaggi inquietanti e schivi, avvolti da quella strana aura che lega le isole della laguna veneta, con le sue acque scure e fangose, i suoi miasmi, le sue luci crepuscolari, e lontana, all’orizzonte, la Serenissima, emblema di una bellezza che può diventare una prigione. In un gioco di depistaggi, interessi e rivalità, David Hewson dà vita a un nuovo thriller ambientato nello scenario incantevole e decadente della città dei Dogi.
Da Gaeta a Maratea, passando per Napoli, le isole, la Terra delle Sirene, Pompei, il Cilento: le ricette raccolte in questo volume provengono dai menu di decine di ristoranti e costituiscono un’originale fotografìa della tradizione ma anche della trasformazione in atto e della crescita nel settore. Uno scavo antropologico irripetibile, straordinario, una sorta di ricettario classico in salsa moderna. La scelta di quanto di meglio offre la ristorazione partenopea è stata possibile grazie all’entusiastica partecipazione dei patron e degli chef ai quali è stato chiesto di collaborare. In qualche caso abbiamo raccolto le differenti versioni di una stessa ricetta, in qualche altro ci siamo limitati a fissare un piatto tipico territoriale. Il risultato è un quadro completo della cucina di mare che non è solo cucina di pesce, ma rivela la sua vitalità anche nei piatti a base di verdure e talvolta di carne.
Il libro offre una serie di percorsi nel Medioevo piemontese, seguendo alcuni temi portanti come la riforma dei Certosini e dei Cistercensi, la nascita degli ospedali, il rapporto con la committenza signorile, le grandi vie di comunicazione che guidavano il passaggio di pellegrini, di eserciti e di mercanti. I percorsi storici s’intrecciano sul tema del costruito, tenendo conto dei risultati delle analisi più aggiornate e degli scavi archologici. I monumenti esaminati non rappresentano un gruppo omogeneo, ma molteplici paesaggi architettonici che, nel corso dei secoli e attraverso stili differenti, hanno caratterizzato l’aspetto delle campagne e dei centri urbani piemontesi.
Antonio Amorosi. Vita quotidiana nel ‘700. Catalogo della mostra (Comunanza, 16 maggio-12 ottobre 2003)
Lingua: Italiano
Le nuove conoscenze sul Settecento romano investono anche la figura di Antonio Amorosi, protagonista di un filone figurativo a Roma poco diffuso come la scena di una vita quotidiana, al quale egli si dedica per tutto l’arco della sua carriera. Il ruolo oggi riconosciuto all’Amorosi nel panorama artistico della pittura romana del Settecento si deve all’attenzione riscossa da parte della critica fin dal momento dei suoi esordi, quando Leone Pascoli gli dedica una biografia sentitamente particolareggiata, punto di riferimento per tutti gli studi successivi. Pascoli ci ha permesso dunque di ripercorrere la vicenda figurativa di Antonio Amorosi, sottraendola al silenzio in cui sarebbe incorsa una produzione rivolta soprattutto ai collezionisti privati.
“La Repubblica” è, probabilmente, il più importante tra i dialoghi di Platone; senza dubbio è il più controverso e frainteso. Scritta nell’arco di molti anni, “La Repubblica” è uno specchio fedele della vastità e della complessità della speculazione platonica, di cui si può considerare a buon diritto la summa e la sintesi. Partendo dal concetto di giustizia, infatti, il campo dell’indagine si allarga sempre di più fino a prendere in esame la migliore costituzione di un’ipotetica città, affrontando via via etica, politica, psicologia, ontologia ed epistemologia, e aprendo problematiche che a tutt’oggi sono lontane dall’essere risolte.
L’ invidia. Anatomia di un’emozione inconfessabile
Lingua: Italiano
Perché lui sì e io no! Nessun rapporto, neanche il più intimo, sembra immune dall’invidia, emozione dolorosa e inconfessabile, che tende a mimetizzarsi con l’ammirazione, l’emulazione, la gelosia e il risentimento. Esistono strategie per difendersi dalla propria invidia o da quella degli altri? È un’emozione solo negativa o può portare qualche beneficio? Da cosa nasce il desiderio dissimulato del male dell’altro? C’è qualche rapporto tra invidia e senso di ingiustizia? Il volume esplora tutti gli aspetti – comprese le possibili funzioni sociali – di un’emozione dalla natura multiforme, sempre pronta alla metamorfosi e al travestimento.
Con la carta delle Nazioni Unite (1945) e la Dichiarazione universale dei diritti umani (1948) si è aperta una nuova era nella storia dell’umanità. Il principio secondo cui “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, eguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo” prende il posto del principio di sovranità degli stati. Ha così inizio una rivoluzione copernicana nell’ordinamento internazionale: la dignità umana come il sole al centro del sistema, l’etica universale recepita dalla norma giuridica che se ne fa traghettatrice nei vari campi, a cominciare da quello della politica. La globalizzazione dei diritti ha preceduto la globalizzazione in atto nei vari campi, esiste quindi la “bussola globalizzata” per rispondere, in corretto rapporto di scala, alle sfide del governo della globalizzazione. Quanto proclamato dalla Dichiarazione universale è il risultato di un processo carsico della civiltà del diritto: i vari percorsi costituzionali, separatamente realizzati dagli stati nel corso dei secoli, sono emersi in superficie confluendo nell’alveo di un nuovo diritto internazionale che esalta la vita delle persone e l’eguaglianza dei diritti fondamentali. La Dichiarazione universale è all’origine di un folto gruppo di convenzioni giuridiche e protocolli che costituiscono il corpus organico del vigente diritto panumano.
Questo grazioso volumetto (pubblicato a suo tempo con il titolo “Non è giusto mangiare tua zia”) è una simpaticissima raccolta di usi e costumi, a dir poco stravaganti, appartenenti alle culture delle popolazioni di tutto il mondo. Dall’India alla Polinesia, dalla Russia al Perù, scopriremo che non c’è limite all’impensabile. Ecco qualche esempio: in alcune regioni dell’India gli alberi del mango vengono fatti “sposare” prima di mangiarne i frutti; gli antichi romani credevano che si potessero fugare i cattivi pensieri bagnando un dito con della saliva per poi strofinarselo dietro l’orecchio; i polacchi credono che rifiutare le richieste di una donna incinta porti sfortuna.
Comunicare in modo etico. Un manuale per costruire relazioni efficaci
Lingua: Italiano
La novità del testo, che ha la struttura di un manuale, sta nel presentare la molteplicità dei fattori rilevanti nella comunicazione interpersonale, introducendo gradualmente il lettore alla complessità del fenomeno. La tesi sostenuta è che si è davvero competenti nel comunicare se si possiede una adeguata capacità relazionale. La buona comunicazione si fonda sulla visione del mondo e dei rapporti con gli altri, sulle qualità umane molto più che sulle abilità dialettiche. In sintesi, si è efficaci nella comunicazione interpersonale se si adottano comportamenti etici.
Il software di oggi fa schifo. Non esiste modo migliore per esprimere il concetto. È pericoloso perché consente a programmi dannosi di insinuarsi furtivamente nelle nostre case attraverso Internet. È inaffidabile perché ci lascia a piedi quando più ci serve, distruggendo ore o giorni di lavoro senza possibilità di recupero. È difficile da utilizzare perché richiede enormi sforzi mentali per eseguire anche le operazioni più semplici. In questo libro, l’esperto di programmazione David Platt spiega, con un linguaggio semplice e comprensibile, perché ciò avviene e, aspetto ancora più importante, perché non deve essere così. Utilizzando esempi reali, l’autore suggerisce ciò che gli utenti, senza particolari conoscenze tecniche, possono fare per migliorare la triste condizione in cui si trova il software e in che modo i consumatori informati possono difendersi dalle conseguenze dell’uso di pessimi programmi.