Di Hernán Cortes, uno dei più celebri conquistadores il cui nome è indissolubilmente legato alla storia del Messico, si conosce ben poco. Già l’infanzia e la giovinezza rimangono avvolte nel mistero, tanto sono scarse, frammentarie e contraddittorie le notizie che ci sono pervenute. La cosa certa è che nacque a Medellin, in Estremadura, da una famiglia di hidalgos, il gradino più basso della nobiltà dell’epoca, e che incarnò i pregi e i difetti tipici della sua condizione sociale e della Spagna del tempo: orgoglio di casta, ambizioni e virtù militari, sete di potere e pregiudizi razzisti. Chi fu, dunque, Hernán Cortes? Un avventuriero senza scrupoli, animato solo da spirito di rivalsa? Un uomo colto (pare fosse laureato in giurisprudenza), affascinato dall’idea di scoprire terre inesplorate? O un fedele soldato, disposto a sacrificare la propria vita per convertire nuove popolazioni alla fede del suo cattolicissimo re? Juan Miralles tenta di dare una risposta a tutte queste domande, rifuggendo i luoghi comuni o le comode interpretazioni a posteriori e lasciando spesso la parola ai cronisti, alcuni dei quali (in particolare Bernal Diaz del Castillo e Bartolomé de Las Casas) vissero insieme al conquistador le vicende più esaltanti – o più tragiche – della vittoriosa spedizione spagnola oltreoceano.