La crisi segna la fine di un mondo sregolato, fatto di escort, di ostentazione, di fretta, di avidità. C’è bisogno di un nuovo bon ton: atteggiamenti e desideri nuovi, nuovi lavori, un nuovo modo di conversare, di condividere, di dare. Costringendoci a trovare un’economia sostenibile per le nostre tasche e i nostri umori, la crisi preferisce la gentilezza all’arroganza, la cultura al “farsi vedere”, il volontariato all’accumulo di guadagno, un buon libro a un ristorante di lusso, l’essenzialità agli eccessi. E ci impone una nuova eleganza, più luminosa, più autentica.