Durante il regime fascista, lo sport e lo spettacolo hanno svolto un ruolo fondamentale nella costruzione del consenso. Non a caso, a partire dagli anni Trenta si sviluppa anche in Italia il divismo, vale a dire la celebrazione e l’adorazione da parte del pubblico dei personaggi più famosi. Il Duce vede di buon occhio questo fenomeno, anche perché ne coglie appieno le potenzialità propagandistiche: le “stelle” possono essere usate come simbolo vivente della superiorità della razza italica e della grandezza del Fascismo. Al di là dei meriti artistici e sportivi, le stelle del Ventennio diventano la vetrina del Fascismo e, indipendentemente dalle posizioni politiche personali, sono strettamente legate al Regime: lo sostengono, lo abbelliscono, lo mistificano. Da queste considerazioni di fondo, nasce l’idea di ricostruire la vita di venticinque star del Fascismo: una quindicina del mondo dello spettacolo e una decina dello sport.