Il dottor Divago. Storia di Pietro Notarianni, eminenza grigia del cinema italiano
Lingua: Italiano
Gli affibbiavano i soprannomi più bizzarri, come “Il tergicristalli” o “L’uomo di sfiducia” per essere stato il braccio destro del produttore Franco Cristaldi, o “Uno sguardo dal Conte” per l’amicizia con Luchino Visconti. Ma anche “Il dottor Divago” poiché infiorettava i discorsi di parentesi. E poi, “La statua di perfido”, “Il marcio su Roma”, “Il serpente d’ispezione”, per la spregiudicatezza con cui perseguiva ogni obiettivo. Ma lui, Pietro (Piter per Fellini) Notarianni, nato a Fondi, classe 1926, organizzatore cinematografico, di questi appellativi non si curava. Dopotutto gli importava una cosa sola nella vita: fare i film. E poco importava se per realizzarli bisognava ordire trame, mentire, rinnegare consolidate fratellanze, o lasciarsi cadere tra le braccia di velenosi avversari, convincerli, per poi al momento buono darsi alla fuga. Per il dottor Divago tutto era lecito pur di trasformare un buon copione in una buona pellicola. E così di film ne realizzò (o contribuì a realizzarne) circa 150: i registi facevano a gara per lavorare con lui, perché era un vero campione della mediazione tra produttore e autori. Non solo Visconti e Fellini, vma anche Antonioni, Monicelli, Germi, Rosi, Citto Maselli, Steno, Gillo Pontecorvo, Eduardo De Filippo, Elio Petri, fino a Giuseppe Tornatore. Una sola volta fu tentato di produrre in proprio un film, La caduta degli dei, e mai titolo si rivelò più funesto. Notarianni fallì, fu costretto a vendere tutto e a vivere i suoi ultimi anni in un piccolo…