La vera storia del cabaret. Dall’uomo delle taverne alla bit generation
Lingua: Italiano
Da sempre gli esseri umani amano bere e divertirsi. E dunque amano il cabaret perché si ride e si beve, non necessariamente in quest’ordine. Ma qual è la vera natura del cabaret, un’etichetta che a volte viene usata a sproposito? È un tipo di locale o un genere di spettacolo? È solo un sottoprodotto del comico oppure ha maggiori ambizioni? E quali sono le sue caratteristiche, che lo distinguono da altre forme di spettacolo? “La vera storia del cabaret” ripercorre le tappe di questo genere, alla ricerca del segreto di un fenomeno che attraversa con successo epoche e paesi, sempre diverso ma sempre fedele a sé stesso. Gli inizi sono ovviamente un po’ vaghi: nessuno si è segnato sul calendario il giorno esatto della scoperta del vino o della birra, visto che erano tutti troppo ubriachi per pensarci. Dopo le tabernae vinariae romane e le hostarie medievali, le botteghe del caffè veneziane e i pleasure gardens londinesi, il secondo punto di partenza è invece noto e squisitamente parigino: è lo Chat Noir, il papà di tutti i cabaret. Da lì la formula investe l’intera Europa, Italia compresa. Perché l’Italia è un caso particolare. Da noi il cabaret ha ascendenze illustri, dalla scapigliatura ai futuristi. Ci sono concorrenti che hanno creato qualche confusione, dall’avanspettacolo al varietà, fino a certe degenerazioni della comicità televisiva. E poi ha diverse declinazioni geografiche, da Napoli a Genova, da Milano a Roma, le varie capitali del cabaret all’italiana.