Alberto Farassino è stato il più instancabile e il più vario degli scrittori di cinema della sua generazione: non pose limiti alle pagine, alle forme e ai modi del suo agire. I duemila e più pezzi da lui scritti per “la Repubblica”, qui antologizzati raccogliendone circa trecento, riassumono tutto il destino della critica cinematografica ospitata dai quotidiani italiani che in quel periodo vede restringersi i suoi spazi sino al limite della estinzione fisica. Farassino intuisce, precorre, analizza condivide e infine subisce questa sorte, distribuendo nei suoi saggi editi (Camerini, De Santis, Godard, Gli uomini forti, la Lux, il neorealismo, Gitai, De-pardon, Ruiz, gli apolidi) tutto quel che non potrà mai più stare dentro un giornale stampato in Italia.