È l’atleta più vincente al mondo. Cinque ori olimpici, tre individuali e due a squadre; 13 titoli Mondiali, 10 Europei e 11 Coppe del Mondo. Nella vita è un record la sua ripresa dopo la maternità: a diciotto giorni dalla nascita di Pietro era già in pedana ad allenarsi. Ed è da record anche la sua voglia di battere record. “Vincere mi viene naturale. Da quando ho cominciato a fare gare, a 10 anni, ho vinto tutto. È nel mio Dna. Quando metto la maschera e tiro di fioretto sento l’adrenalina, le emozioni, la grinta, la rabbia, la felicità, che solo lo sport sa dare. Ogni volta che le provo, desidero risentirle ancora”. Ecco spiegato perché la chiamano il Cobra. Un vero mostro sacro dello sport ma anche una donna che non esita a mettere a nudo difetti e imperfezioni, a condividere i successi con chi la ama, a guardarsi bene da chi la ostacola. In questo libro la grande fiorettista decide per la prima volta di alzare un velo su un mondo, quello della scherma, che oltre a regalarle molte gioie non le ha risparmiato insidie e ostilità. Perché un mostro sacro è sempre osannato ma anche molto invidiato.
Pochi settori in psicologia clinica hanno registrato un’evoluzione tecnica e un miglioramento dei risultati come quello della ricerca nell’ambito della psicoterapia. Negli ultimi vent’anni l’approccio psicologico ai disturbi mentali è stato radicalmente modificato sulla base di studi controllati randomizzati. Lo scopo di questo volume è fornire una panoramica sulle ricerche applicate al trattamento dei disturbi mentali più diffusi. Ogni capitolo, dopo i due introduttivi iniziali, si propone di illustrare gli studi più significativi, con riferimento anche alle meta-analisi, fornendo le basi per l’applicazione clinica delle tecniche che si sono dimostrate efficaci in un determinato disturbo psichico. I risultati degli studi controllati randomizzati e delle meta-analisi che ne derivano, si applicano al paziente all’interno dei protocolli di ricerca e forniscono indicazioni sull’efficacia di una tecnica specifica. Non si prestano tuttavia a una traduzione automatica a livello individuale. Infatti, una tecnica ritenuta efficace in base alla letteratura può rivelarsi inutile o addirittura inappropriata in una situazione clinica specifica. L’applicazione delle conoscenze scientifiche al singolo paziente, una volta appresa una tecnica, costituisce la base della clinica psicologica.
Questo libro racconta un’esperienza di analisi con un gruppo di donne detenute nel carcere milanese di San Vittore. Gli incontri si snodano nel fluire dei pensieri e dei sogni, nella libertà dell’inconscio di farsi storia anche in situazioni gravemente deprivate. Otto porte di ferro si aprono e si chiudono alle spalle lungo il percorso che porta alla cella in cui ci si riunisce, ma i sogni volano altrove, verso il luogo di una libertà interiore ancora da sperimentare, con durezza o con dolcezza, e mettono l’analista nella condizione di vivere “il mestiere di chi ascolta” in modo radicale, senza le gabbie, le protezioni e le difese di una professione che qui trova le ragioni per interrogarsi.
A voi che mi mancate tanto. Lettere di una madre alle figlie che non ci sono più
Lingua: Italiano
“È strano… Nel vocabolario, quando si perde il padre, la madre o entrambi i genitori, si dice che si è “orfani”. Quando si perde la moglie o il marito, si dice che si è “vedovi”. In compenso, quando si perdono i propri figli non si dice niente. Non esiste una parola per designare questa condizione. E una cosa spaventosa al punto da non poter essere nominata?” Nell’estate del 2008, Anne-Marie Revol è al mare in Grecia con il marito per la prima, breve vacanza da “fidanzati” dopo la nascita delle due figlie, Penelope e Paloma, di tre e un anno. Le bambine si trovano con i nonni in montagna. La notte del rientro a casa, scoppia un incendio che uccide le bambine. Il legame tragicamente interrotto viene ricreato nelle pagine di questo libro, in cui in una sorta di diario prende vita il racconto quotidiano a Penèlope e Paloma di tutto quanto accade dopo la loro morte. Alla carta Anne-Marie affida, con estrema sincerità, le sue emozioni, ripercorrendo i giorni successivi alla perdita, l’elaborazione del lutto – anche grazie al supporto di uno specialista -, fino alla nascita di Lancelot, un anno dopo, idealmente affidato alla protezione delle sorelle. “Per la prima volta oggi, il vostro fratellino ha sorriso. Agli angeli. La sua bocca si è socchiusa, una fessura generosa ha rischiarato il suo viso meraviglioso, gli ha allungato gli occhi, arrotondato le guance. Papà e io siamo rimasti senza parole. Questa sera, mi piace pensare che gli angeli ai quali sorrideva foste voi.”
Prima di Ibra, Messi e Cristiano Ronaldo c’erano loro: Magic Johnson e Larry Bird. Erano gli sportivi più famosi del pianeta, quelli che facevano vendere le maglie con il loro nome e il loro numero e le scarpe che indossavano sul parquet. Il basket erano loro e agli inizi degli anni Ottanta anche l’Italia se ne accorse, grazie alle telecronache di Dan Peterson, che fecero conoscere a tutti lo Showtime dei Los Angeles Lakers e il gioco sobrio ed efficace dei Boston Celtics. Rivali fin dai tempi del college, poi nemici, infine amici (ma sempre rivali) e soprattutto consci della necessità della presenza in campo dell’altro. Perché i Lakers, neri allenati da un bianco, avevano bisogno dei Celtics, allenati da un nero e con star bianche, così come Magic aveva bisogno di Bird. E viceversa. Oggi quei due grandi giocatori hanno scritto un libro insieme per raccontare la loro epopea assieme a quella di altri campioni come Kareem Abdul-Jabbar, Doctor J e Michael Jordan. Dalle sfide universitarie al Dream Team di Barcellona ’92, probabilmente la squadra più forte di sempre, sicuramente la più spettacolare. Per ricordare i tempi in cui il basket, e non solo, erano loro due.
Giulia e Fausto. La storia segreta dell’amore scandaloso che spaccò l’Italia
Lingua: Italiano
Voglio un autografo! È la sera dell 8 agosto 1948 e queste sono le prime parole che Giulia Occhini rivolge a Fausto Coppi incontrandolo appena fuori Varese. Se fosse stato per lei, non si sarebbe neppure mossa da casa, ma il marito, il dottor Locatelli, coppiano sfegatato, non poteva perdere l’occasione di vedere da vicino il suo idolo. Stringendogli la mano, Giulia prova subito qualcosa di ben più sconvolgente della semplice ammirazione per un atleta: avverte con prepotenza un che di magnetico. Bastano pochi altri incontri perché tra loro nasca un’amicizia profonda e sincera che con il tempo diventa complicità intima, quindi passione irrinunciabile. Ma Coppi è sposato, la signora Locatelli ha anche due figli piccoli. I giornali si gettano a capofitto sulla loro storia proibita, Giulia viene soprannominata la “Dama Bianca”, amata e odiata al pari di una diva, più spesso coperta di fango. Però lei è una donna innamorata, disposta a difendere le sue scelte contro tutto e tutti, e pure a passare un mese in carcere, accusata di adulterio da Locatelli. Dopo un lungo lavoro di ricerca sulle carte processuali, sui documenti dell’epoca e sull’epistolario tra Fausto e Giulia – pubblicato qui per la prima volta per concessione del figlio Fausto jr., che finora l’ha custodito gelosamente a Villa Coppi -, Alessandra De Stefano ricostruisce con accuratezza la più controversa storia d’amore italiana anche allo scopo di restituire finalmente dignità ai suoi protagonisti.
Quella che state per leggere è una storia vera. È la storia commovente del percorso attraverso il quale l’autrice è riuscita a vincere il cancro, ricorrendo a qualunque tipo di pratica; dalla meditazione all’atteggiamento reattivo verso le terapie; senza perdere mai la speranza di guarire. Dal momento in cui le è stato diagnosticato un tumore al seno, infatti, Stephanie si è sottoposta a tutte le cure che le sono state proposte: farmaci, chemioterapia, radioterapia, chirurgia. Talvolta quei metodi hanno funzionato, altre invece hanno fallito, ma la Butland ha fatto tesoro di ogni esperienza, ha raccolto come in un diario pensieri, emozioni, suggerimenti e li ha postati in un blog per aiutare altre persone che, come lei, stavano lottando contro lo stesso male. Dalla sua testimonianza nasce “Come ho sconfitto il cancro”, un libro che offre consigli non solo per mantenere un approccio positivo nei confronti della vita, ma per cominciare un percorso di accettazione della malattia e di potenziale guarigione.
Questo libro si propone di dare un’informazione storico-biografica riguardo alle vicende dei santi che troviamo abitualmente nominati nei comuni calendari, in corrispondenza di ciascuno dei 365 giorni dell’anno. Mi sono occupata esclusivamente dei Santi, anche se il calendario ricorda diversi Beati, e per ciascuno abbiamo narrato le vicende della loro esistenza, indicato il tempo e i luoghi che ne videro vita, morte e miracoli. Per diversi santi abbiamo indicato il patronato loro attribuito dalla chiesa cattolica e, facendo riferimento all’iconografia e alla tradizione popolare, i simboli, che li contraddistinguono negli affreschi, nelle statue, nei dipinti come nei santini e nelle immaginette dei capitelli di campagna. Nello scegliere tra i numerosi santi (ben più di uno al giorno!) abbiamo principalmente seguito la tradizione più diffusa e quando ci siamo trovati a decidere tra i santi del giorno, l’abbiamo fatto secondo il criterio che appariva di volta in volta più opportuno: il santo più noto, ovvero la figura legata a tradizioni locali particolarmente sentite, o piuttosto ad una particolare devozione popolare. Non di rado la scelta è caduta sul santo dalla biografia maggiormente documentata e, in qualche caso, sulla narrazione più avvincente. Qualche volta però scegliere si è rivelato davvero difficile e allora, poiché ogni regola ha le sue eccezioni, abbiamo lasciato che due santi abitassero lo stesso giorno e condividessero lo spazio della loro pagina di biografia. Luisa Zerbini
Lui, un principe affascinante, carismatico e amato dal popolo. Lei, una bellissima ragazza di famiglia borghese. Il loro amore, una favola contemporanea. Ma l’erede al trono d’Inghilterra e Kate Middleton hanno dovuto lottare contro ogni avversità per proteggere la loro relazione: hanno sfidato le regole di casa Windsor, affrontato scandali, lotte di potere e tragedie. Hanno rischiato di perdere l’amore e salvato la loro storia a un passo dal baratro. E cosi sono diventati la coppia più popolare, chiacchierata e ammirata della loro generazione. Dal giorno in cui si sono conosciuti, William e Kate si sono tenuti il più possibile lontani dai riflettori e hanno nascosto la loro unione dietro un velo di mistero. Questo libro rivela i segreti più intimi della coppia protagonista delle nozze più attese dell’anno. Quali ripercussioni ha avuto il legame speciale tra William e la madre Diana sul rapporto con la fidanzata? Chi si cela dietro la rottura del 2007? In che modo Kate ha riconquistato il suo principe? Qual è la verità sulla depressione di lui e sullo scandalo che ha coinvolto i parenti di lei? Quali sono i progetti che la regina ha in serbo per il nipote e la bella sposa? Come nelle favole, per gli innamorati è previsto un lieto fine: il “matrimonio del secolo”, un evento fortemente atteso da tutti coloro – sudditi della regina e non – ancora in cerca della magica scintilla che solo Lady D era riuscita a regalare. Prefazione di Antonio Caprarica.
Cos’è la bellezza? Come si decide se un uomo, una donna, un quadro… sono “oggettivamente” belli? Chi ha posto e perché i canoni di un tale riconoscimento? Fin dall’antichità, pensatori e filosofi hanno cercato di rispondere a domande come queste riuscendo, però, solamente a dare delle risposte parziali o, comunque, legate ad una corrente di pensiero o al periodo storico in cui vivevano (per Platone ed Aristotele, per esempio, il “bello” equivaleva al “vero”, mentre più tardi, nell’età moderna, si tendeva ad analizzare ciò che era visto come la “forma occidentale della bellezza”, ovvero le opere d’arte). Persino la Grammatica non ci aiuta a svelare l’arcano, indicando la parola “bellezza” come una parola astratta e, quindi, per definizione, “non oggettiva”. Le parole astratte, infatti, indicano qualcosa che non possiamo né vedere né toccare; filosoficamente parlando sono delle categorie assolute perché inconoscibili attraverso i sensi. Qualcosa che, però, riusciamo a distinguere e a selezionare in base alle emozioni positive che la vista di tale cosa o persona ci suscita. La nostra società, nel corso degli anni, ha sviluppato dei canoni di riferimento comuni ai quali il nostro cervello (consciamente o inconsciamente) reagisce di fronte alla bellezza. Ogni epoca, di fatto, risponde a parametri diversi in fatto di bellezza ma lo scopo di tali parametri è pressoché identico: permetterne il riconoscimento e la condivisione dal maggior numero di persone possibile.