La generazione che Ronnie Pizzo racconta ha vent’anni e non ha altro che se stessa. Si muove tra discoteca, scuola e festini, senza riuscire mai a sentirsi adulta. Per sconfiggere la noia del vuoto in cui galleggia, usa metodi e strategie che sono già stati sperimentati dalle generazioni precedenti: corse in macchina e gare mortali sui cavalcavia come riti d’iniziazione di gruppo, cocktail di droghe che diventano via via più pesanti. E poi il sesso, naturalmente, casuale e confuso. Una generazione fotografata per quello che è, senza moralismi né tenerezze. Ma Ronnie Pizzo sfugge al romanzo generazionale perché ci racconta tutto correndo, con sequenze da videoclip, quasi una versione cartacea del film “Lola corre”.
Traditional American songs. Con le parole delle canzoni, le basi musicali, gli accordi e le attività didattiche. Con CD Audio
Lingua: Italiano
Il libro con cd audio contiene: Ten Little Indians; Tom Dooley; Green Rocky Road; John Brown’s Body; I’m On My Way; Kumbaya; Yankee Doodie; Down By the Riverside; Hush, Little Baby; Skip to My Lou; On Top of Oid; Smokey; When the Saints Go Marchin’ In; Pick a Bale of Cotton; Joshua Fit the Battle of Jericho; Cotton FieIds.
L’ isola del benessere. Guida pratica per una casa sana, ecologica e sicura
Lingua: Italiano
Una guida pratica e facile da consultare per la realizzazione di un ambiente domestico sano ed ecologico alla portata di tutti. L’obiettivo è quello di fornire in modo sintetico, anche con l’aiuto di immagini e richiami grafici, informazioni, suggerimenti, regole e piccoli trucchi da applicare alla vita quotidiana: dalla disposizione dei mobili al colore delle pareti alla posizione del letto. Tutte notizie condite da piccole curiosità su ciascuna stanza tratta dalle filosofie orientali, dai consigli della nonna e dalle chance tecnologiche ecocompatibili.
Il tema di questo nuovo libro di Giobbe Covatta è il razzismo. Al centro, le trasmissioni di una fantomatica Radio Tele Canto e Tele Suono, “ovvero canzoni per i bianchi e mazzate per i neri” con i suoi radiogiornali del mattino, i radiodrammi (“La topina commedia”), le grandi inchieste che mettono a confronto, in modo esilarante, bambini neri: Mobutu, Taganaca, Amria e tanti altri piccoli compagni coi loro privilegiati coetanei bianchi. C’è anche un diario di San Giuseppe che racconta la nascita di Gesù Bambino. Nero. I proventi della pubblicazione saranno devoluti all’Amref (Fondazione africana per la medicina e la ricerca) per la realizzazione di progetti di solidarietà.
La storia del cinema europeo, dal neorealismo al Sessantotto, è anche la storia di una serie di problematiche legate alla vita e allo spirito. Il neorealismo rappresenta il primo squillo della rivoluzione estetica dalla quale nasce il cinema moderno. La “politica degli autori” a livello teorico, la successiva nouvelle vague e soprattutto il “nuovo cinema” d’autore affermatosi a livello planetario negli anni Sessanta, non rappresentano, come molti sostengono, solo una “forma” nuova. La “forma” naturalmente ha una rilevanza non trascurabile. Ma se oltre alle questioni meramente formali, ampliando il campo di osservazione, si evidenziano le tensioni etiche presenti nelle opere cinematografiche, ne viene fuori una storia molto più complessa, caratterizzata da una forte tensione filosofica, morale e spirituale. Il neorealismo è animato dal desiderio di guardare in faccia le tragedie umane, e il passo successivo compiuto dalla ricerca del cinema d’autore europeo orienta lo sguardo cinematografico verso la descrizione della libertà di autodeterminazione, tratto peculiare della modernità, le cui conseguenze sono intimamente connesse con le filosofie dell’esistenza proprie dell’età dell’eclissi del sacro.
Evoluzione della tecnica nel colloquio psicodinamico. Un percorso storico
Lingua: Italiano
Questo testo considera, da un punto di vista storico, l’evoluzione della teoria della tecnica in ambito psicoanalitico. In questo percorso è possibile notare come idee brillanti ed innovative, lette talvolta come provocatori cambiamenti di paradigma nella concezione della relazione terapeutica, abbiano avuto bisogno di tempo, per essere accolte e valorizzate dalla comunità scientifica. Le spinte che hanno portato a proporre delle modificazioni nella tecnica sono nate sia dal volerla rendere più efficace, sia dal volerla adattare ad un’utenza il più ampia possibile. Passando da Freud a Ferenczi, da Alexander a Kohut per arrivare a Weiss, diverse sono le prospettive che arricchiscono l’approccio clinico: dall’attenzione alla relazione, alla struttura soggettiva, alla qualità delle esperienze emotive che favoriscono il cambiamento, alle risorse ed ai piani inconsci del paziente. Sempre più assistiamo a come l’attenzione passi da una “meccanica” applicazione di un precetto tecnico ad una visione della tecnica come inscindibile dalle esigenze, dalla storia e dalla struttura del paziente. Questo insieme di attenzioni viene ben riassunto da Orange, Atwood e Stolorow.
La qualità del perdono. Riflessioni sul teatro a partire da Shakespeare
Lingua: Italiano
Le regie di Peter Brook hanno trasformato, nel corso degli ultimi decenni, il modo di concepire Shakespeare e il suo teatro. Le illuminazioni del grande maestro inglese hanno, rischiarato e reso palpitanti moltissime delle pagine scritte dal più grande drammaturgo di tutti i tempi. Da “Re Giovanni” del 1945 fino al suo ultimo “Amleto” in francese, Brook non ha, mai smesso di scandagliare le profondità del genio di Stratford. Le sue esperienze di lavoro e dj passione, maturate in oltre un cinquantennio, si ritrovano distillate nelle riflessioni proposte in questo volume, piccolo solo nel formato, curato e tradotto in italiano da Pino Tierno. Un dramma di Shakespeare può racchiudere le esperienze di una vita intera. Il doloroso quanto necessario conflitto fra opposti è alla base dell’opera del Bardo. Ordine e Caos, Dentro e Fuori, Luce e Oscurità: sono solo alcune delle dicotomie ricorrenti nelle opere di Shakespeare. Non c’è impulso o sentimento umano che nelle sue opere non sia stato riflesso e analizzato. Fino ad arrivare a “La tempesta”, dove la qualità del perdono sembra trascendere e vivificare ogni nostra possibilità di comprensione.
“Il cinema, allora, era una grande famiglia, è vero. C’era un rapporto di comprensione, anche di affetto. Poi ci sentivamo tutti parte di una grande avventura, far rivivere sullo schermo la vita.” Proprio di “grande avventura” è il caso di parlare a proposito di Francesco Rosi, classe 1922, che in questo libro ha deciso di raccontare la propria vita e i segreti del suo mestiere a un altro regista, il suo amico Giuseppe Tornatore. È in famiglia, nella Napoli degli anni Trenta, “legata a doppio filo con il suo mare”, che tutto comincia: papà Sebastiano, appassionato di cinematografo, gli scatta magnifici fotoritratti, ispirandosi anche a Jackie Coogan, il protagonista del Monello di Charlie Chaplin. Poi ci sono zio Pasqualino, “capo-claque” nei teatri di rivista, e zia Margherita, che lo accompagna ogni giovedì al cinema, dove il piccolo Francesco scopre la magia dei primi film muti. Nell’immediato dopoguerra Rosi si trasferisce a Roma dove, insieme a una spiccata passione per il teatro e per la letteratura, porta con sé lo stupore per quelle sagome di ombre e luci che si agitano su uno schermo bianco. E capisce che il cinema diventerà il suo mestiere. In questo libro-intervista che è insieme autobiografia e saggio critico, Rosi ci svela una miniera di informazioni e aneddoti che riguardano i suoi film e la sua carriera di regista, senza lasciare “fuori campo” gli aspetti più intimi e privati di una vita intensa e coraggiosa.
Il dottor Divago. Storia di Pietro Notarianni, eminenza grigia del cinema italiano
Lingua: Italiano
Gli affibbiavano i soprannomi più bizzarri, come “Il tergicristalli” o “L’uomo di sfiducia” per essere stato il braccio destro del produttore Franco Cristaldi, o “Uno sguardo dal Conte” per l’amicizia con Luchino Visconti. Ma anche “Il dottor Divago” poiché infiorettava i discorsi di parentesi. E poi, “La statua di perfido”, “Il marcio su Roma”, “Il serpente d’ispezione”, per la spregiudicatezza con cui perseguiva ogni obiettivo. Ma lui, Pietro (Piter per Fellini) Notarianni, nato a Fondi, classe 1926, organizzatore cinematografico, di questi appellativi non si curava. Dopotutto gli importava una cosa sola nella vita: fare i film. E poco importava se per realizzarli bisognava ordire trame, mentire, rinnegare consolidate fratellanze, o lasciarsi cadere tra le braccia di velenosi avversari, convincerli, per poi al momento buono darsi alla fuga. Per il dottor Divago tutto era lecito pur di trasformare un buon copione in una buona pellicola. E così di film ne realizzò (o contribuì a realizzarne) circa 150: i registi facevano a gara per lavorare con lui, perché era un vero campione della mediazione tra produttore e autori. Non solo Visconti e Fellini, vma anche Antonioni, Monicelli, Germi, Rosi, Citto Maselli, Steno, Gillo Pontecorvo, Eduardo De Filippo, Elio Petri, fino a Giuseppe Tornatore. Una sola volta fu tentato di produrre in proprio un film, La caduta degli dei, e mai titolo si rivelò più funesto. Notarianni fallì, fu costretto a vendere tutto e a vivere i suoi ultimi anni in un piccolo…