I due si erano scontrati per la prima volta a una festa. Kate, scivolando in modo un po’ maldestro, aveva finito per versare gran parte del suo drink sul golf di William. ‘I’m really sorry’ aveva detto lei diventando tutta rossa. ‘Non importa’ aveva risposto quel ragazzo biondo. Lui l’aveva guardata per qualche istante, era davvero carina; poi, abbassando un po’ lo sguardo, le aveva detto, quasi sussurrando: ‘Ciao, io sono Wills’. Sembra l’inizio di una storia d’amore come tante, tra due ragazzi impacciati e alle prime armi. E invece queste sono le righe iniziali di una favola. Ci sono un principe, una ragazza “del popolo”, un grande amore, mille avversità, litigi, un’apparente rottura e poi l’happy end con un grandioso matrimonio e il Paese intero in festa. Insomma, non manca proprio nulla. Solo che questa storia non inizia con il classico “C’era una volta…”. Questa storia “c’è adesso”: è un amore reale, quello tra il principe William e Kate Middleton. Alfonso Signorini e Azzurra Della Penna ci raccontano una favola moderna, svelandoci passo passo la costruzione di questo grande amore. E lo fanno senza mai dimenticare che William e Kate sono sì i protagonisti di una fiaba ma anche e soprattutto due ragazzi. Giovani, insicuri, un po’ spaventati e molto, molto innamorati.
“Sono un uomo fortunato. Grazie alla fame di vita, che non mi ha mai abbandonato, ho potuto superare dolori, perdite e sconfitte con il sorriso. Grazie a un’innata curiosità ho conosciuto persone, ho vissuto situazioni, ho condiviso emozioni che non mi sarei mai immaginato. Grazie al mio animo di bambino che si rifiuta ostinatamente di crescere, mi sono risparmiato la noia delle burocrazie, lo squallore dei compromessi, l’aridità dei sentimenti. Per questo attendo con fiducia ciò che Dio mi concederà. Perché sempre continuerò ad affrontare gli inevitabili dolori con ottimismo e a gustarmi le gioie senza paracadute. Perché non mi stancherò mai di guardare alle persone con fiducia e di credere nella magia del Natale. Su e giù per la vita. Fino all’ultimo respiro.” La vita di Alfonso Signorini non è stata sempre nel segno delle riviste patinate e delle luci dei talk show. Dopo aver trascorso tre quarti della sua esistenza a scrivere delle vite degli altri, il direttore di “Chi” apre le porte della sua vita privata: dal rapporto coi genitori alle storie d’amore (sia con donne che con uomini), dai grandi incontri (Pavarotti, Mastroianni, Fellini…) ai momenti di dolore, come la scoperta recente di una grave malattia. Proprio quest’ultima esperienza l’ha portato a tirare le somme su cinquant’anni di vita in un libro sincero e inatteso.
In questo libro Josiane Podeur – già nota agli specialisti per i suoi studi sulla traduzione e la pronuncia del francese – affronta in maniera organica quel sapere complesso, ma estremamente utile per la comunicazione, che ha assunto il nome di ‘traduttologia’. In questo modo l’autrice, servendosi di un ampio repertorio di testi tratti dalla letteratura, dalla pubblicità, dai film e dai fumetti – fornisce un indispensabile supporto teorico a chi svolge l’attività di traduttore o a chi si avvia a farlo. Problemi delicati come quelli del rapporto tra texte-cible e texte-source, tra traduzione pedagogica e traduzione professionale, tra contesto e co-testo, fino a quello dei limiti del traducibile trovano qui una definizione chiara ed efficace. Nel momento in cui la traduzione – tra lingue-culture, ma anche tra differenti stili di pensiero, tra diversi strati sociali e modelli generazionali – diventa un settore cruciale dell’esperienza contemporanea, questo saggio trova una precisa ragione e una singolare attualità.
Un uomo e una donna che avrebbero potuto non incontrarsi mai scivolano invece nella storia contro cui non puoi niente: quella che ti mozza il fiato, quella in cui l’eros si trasforma a poco a poco in amore. Sullo sfondo, una Milano alto borghese, quella delle strade discrete e dei cortili nascosti, dove la ricchezza fa da barriera al frastuono del traffico. In casa Stucchi-Lanzone il potere economico è un’eredità femminile: da cinque generazioni la donna più forte e volitiva, gestisce l’impresa di costruzioni di famiglia con polso inflessibile. Finché Francesca, l’ultima delle eredi, non incontra Riccardo, spericolato e misterioso uomo d’affari del Sud: l’uomo sbagliato. Sposato, come lei. È troppo diverso. Per ambiente, storia, tradizioni, etica. Fermarsi è difficile. Impossibile. E ogni volta sono lacrime e sofferenza, sesso e desiderio, bisogno di abbandono e paura di lasciarsi andare. Ma per quanto tempo si può giocare mantenendo il controllo della partita? Riccardo nasconde un segreto che Francesca non riesce a penetrare, lacerata fra la carne e gli obblighi di un matrimonio e di una classe sociale che è diventata la sua. Una storia torrida che entra nella pelle con la dolcezza di una canzone d’amore. Musica e tessuto narrativo sfumano una nell’altro: dove non arrivano le parole, arrivano le canzoni. Perché, come diceva François Truffaut, “le canzoni d’amore sono stupide; e più sono stupide, più sono vere”.
Anna, una giovane bella e solare, ama la natura, legge, dipinge e sogna l’amore totale. Ha diciotto anni quando il trentacinquenne principe Prozorskij la chiede in sposa. Convinta di aver trovato in lui il vero amore, dovrà invece scontrarsi con un marito capace di concepire questo sentimento solo come possesso carnale. Sarà un amico del principe, Bechmetev, uomo sensibile e incline all’arte, a farle conoscere quella consonanza di anime in cui crede, ma Anna non tradirà il marito né i suoi amati figli, bensì continuerà a lottare per il suo matrimonio. Fino a quando Prozorskij, roso dal dubbio e dalla gelosia, trasformerà quell’amore puro, a cui Anna è disposta a sacrificare tutto, in un “amore colpevole”. Il destino di Sof’ja Tolstaja (1844-1919), moglie di Lev Tolstoj, fu quello di vivere all’ombra di un uomo di genio. Questo volume raccoglie un’autobiografia ultimata di suo pugno nel 1913, corredata da un apparato fotografico, e un romanzo, per scoprire il quale si dovettero attendere diciassette anni dopo la sua morte. Sof’ja bruciò la sua prima novella (che impressionò Lev per la sua “forza di verità e semplicità”) e decise di dedicare tutta la vita al marito. In “Amore colpevole”, Sof’ja risponde a Tolstoj e alla sua spietata analisi del matrimonio contenuta nella “Sonata a Kreutzer”. È la gelosia il leitmotiv, che corrode la fiducia e genera disprezzo. Ma Sof’ja non incolpa una delle due parti, bensì restituisce dignità a entrambe.
Ungheria, primi del Novecento. In un convento femminile, dove la disciplina inflessibile e lo spirito conservatore affliggono da sempre suore e allieve, qualcosa è “in fermento, anche se dall’esterno si nota a malapena”. Alla morte della madre superiora, le religiose, da sempre divise da conflitti repressi, si schierano tra quelle che promuovono un profondo rinnovamento – guidate da suor Magdolna – e le paladine della tradizione che vorrebbero eleggere al posto della defunta l’arcigna suor Leona. Su questo sfondo si intrecciano i destini delle donne rinchiuse in questo piccolo formicaio, gli inconfessabili, morbosi ardori tra consorelle – che paradossalmente trovano tra queste mura più libertà che non all’esterno – i goffi flirt tra due preti insegnanti e le allieve, mosse dall’impaziente desiderio di vivere. Ma anche l’ipocrita tentativo di persuadere la giovane Helén a prendere i voti per incamerare il suo patrimonio e la storia di Erzsi Kiràly, spregiudicata ventiduenne che, pur di diventare insegnante (le donne non avevano accesso all’università), si rassegna a vivere in questo ambiente soffocante, contando poi di ottenere una cattedra nella capitale con l’aiuto del suo amante, un deputato del parlamento…
Lucida Console ha poco più di vent’anni, è fragile ma determinata e, dopo la morte di un padre molto amato, lascia quel che resta della famiglia e parte per ritrovare la pace e la felicità perdute. Approda per caso in Spagna, a Formentera. Sono gli anni Ottanta e il turismo di massa è ancora lontano. Sull’isola vivono tranquilli gli abitanti del posto e i pochi hippies venuti da lontano a godersi l’atmosfera euforica e sensuale inaugurata dalla caduta del regime di Franco. In questo luogo magico e fuori dal tempo, Lucida incontra una ragazza argentina enigmatica e sfuggente – e per questo dotata di un irresistibile fascino – che vive senza regole in una casa sulla scogliera. “Amo una donna che fuma: due crimini in un colpo solo”, ride di sé la protagonista. Ironico, travolgente, a tratti impudico, il romanzo racconta le alterne vicende di un amore non del tutto regolare, un amore senza futuro eppure difeso con i denti fino al melodrammatico finale. In quest’opera prima, Francesca Ramos dà corpo e anima a un personaggio tenero e disarmato che racconta la sua storia con grande onestà, passando attraverso tutti gli stadi del desiderio di una febbrile passione amorosa, eternamente uguale e sempre diversa.
In volo senza confini. Una storia d’amore, di volo e di condor
Lingua: Italiano
Questo è il libro che non avrei voluto mai scrivere. Una storia, la mia storia, di un’esperienza che non avrei mai voluto vivere. Ma è anche il racconto della mia esistenza. Un racconto di successi e di mal di montagna, di passione e di amarezza. Un arcobaleno di emozioni tra le risate e il vento. Ansie e fatiche nel sole cocente del deserto o al freddo pungente dell’Himalaya. Una storia di amore e di coraggio. Di pianti e di onde bianche dell’oceano. Di notti gelide riscaldate dal fuoco e dall’amore. Di mattine finte rischiarate dalle torce frontali. Di amicizia e di rispetto. Di aquile, gru, falchi, poiane, albatros e condor. Poca quiete ma, come diceva Angelo, ‘per riposarsi c’è sempre tempo’. Laura Mancuso è la moglie di Angelo D’Arrigo, l’uomo che ha insegnato a volare agli uccelli. È stata la sua compagna di vita e di avventure. Al suo fianco in ogni impresa, in ogni rischio, in ogni successo o delusione. Alla sua morte ha deciso di portare a compimento i suoi sogni e ha riportato a casa Maya e Inca, i due condor che Angelo voleva reintrodurre nei cieli delle Ande. Con una prefazone di Candido Cannavò.
Grace e Diana. I destini gemelli di due principesse tra fiaba e tragedia
Lingua: Italiano
C’erano una volta due principesse… che non vissero per sempre felici e contente. Grace e Diana hanno sposato il loro principe: ma la loro fiaba ha avuto un finale tutt’altro che lieto. La Diva di Hollywood e la Rosa d’Inghilterra hanno amato, sofferto, si sono votate ai figli e alle nobili cause. Sono diventate icone della moda. Hanno trovato la morte in un drammatico incidente d’auto. E hanno lasciato in eredità un regno diverso da quello che avevano trovato. Incrociando le loro vite, dall’infanzia al trionfo mediatico, dalla desiderata maternità alle difficoltà nel rapporto coniugale, si scopre un intreccio di destini che le avvicina in maniera davvero sorprendente. Dalle nozze spettacolo alla tragica fatalità che ha spento, troppo presto, la loro vita. Fino allo show dei funerali con cui il mondo intero ha pianto la loro perdita. Ripercorrendo su due sentieri affiancati le loro storie, affiorano anche altri punti d’incontro: la fragilità che le ha portate a cercare conferme proprio in quell’uomo, e in quella corona; la capacità di toccare il cuore della gente che ne ha fatto potentissimi mezzi di promozione del regno, di se stesse, dei mariti. E poi gli amori e gli amanti, le gioie e le solitudini, i sogni e le amare delusioni delle bellissime regine di cuori che nel loro castello hanno vissuto giorni di rado felici, mai facili. Questa è la storia di due donne che hanno lasciato un segno nel secolo appena trascorso, un ricordo indelebile che il tempo non intacca.
Comunicare la moda. Il manuale per futuri giornalisti e addetti stampa del settore
Lingua: Italiano
Qual è il ruolo e quali sono i mezzi del giornalista che si occupa di moda e dell’addetto stampa che comunica la sua azienda all’esterno? Come si scrive un articolo su una sfilata e come si prepara un corretto ed efficace comunicato stampa? La moda è un fenomeno complesso, risultato dell’interazione di numerosi fattori, che riguardano i mutamenti del gusto e le nuove fogge di abbigliamento, ma anche le trasformazioni sociali e gli orientamenti politici e legislativi. Fenomeno di massa, alla cui formazione partecipano attivamente tutti gli attori della società dei consumi, dai divi del cinema, al teatro, l’arte dell’abbigliamento deve puntare sull’incremento della visibilità, per ottenere un incremento delle vendite.