È stata probabilmente la più talentuosa, la più ricca, la più famosa e più amata pop star del pianeta. Il 25 giugno 2009, giorno della sua morte, milioni di fan lo hanno pianto, grati che il grande artista abbia lasciato al mondo la sua musica senza tempo. Eppure, quell’ondata di commozione aveva un sapore dolceamaro. Il Peter Pan della canzone da quindici anni era inseguito da scandali e accuse che lo avevano prostrato e prosciugato economicamente. Profondamente solo, si era spesso affidato alle persone sbagliate, approfittatori e avvoltoi che non si sono fatti scrupoli a sfruttare il suo genio e la notorietà connessa. Ma il pericolo più grande per lui era la sua famiglia, il padre soprattutto, aggressivo, spregiudicato e affamato di soldi, ma anche i fratelli, con cui aveva diviso il successo giovanile dei Jackson 5. “Adesso capisci perché sono così?” ha chiesto un giorno in lacrime a un suo amico, mentre nella sua stessa casa si nascondeva dai genitori, che pretendevano una montagna di soldi per partecipare ai festeggiamenti per il Trentesimo Anniversario del loro figlio. “Come potrei essere diverso?” Geniale, perfezionista, instancabile sul palco, amorevole e premuroso con i figli, generoso con amici e sconosciuti. Fragile, bisognoso di affetto, insicuro, spendaccione, staccato dalla realtà, barricato nel suo mondo, di cui la reggia di Neverland era il riflesso. Forse semplicemente umano, mai davvero compreso dai media, dai fan, da chi gli è stato vicino.