I racconti di Davide Bregola sono felici perché i personaggi, lungi dal macerarsi in una novecentesca e mitteleuropea “infelicità senza desideri”, intuiscono e trovano il senso della loro esistenza in uno “stupore pieno di desideri”. Desideri di felicità, desideri semplicissimi, anche grossolani: stare attorno a un falò con un sottofondo di mazurca, guidare l’automobile canticchiando il motivetto dell’estate, raccogliere i bollini del concorso Agip, andare a vedere le donne nude in un night perso in mezzo alla campagna.