La grandezza del Dalai Lama (in mongolo, “oceano di saggezza”) sta nell’aver compiuto una delle imprese più ardue nella storia dell’umanità: riuscire ad essere amato come leader spirituale, come leader politico tibetano e, soprattutto, come uomo. Attraverso le norme auree della compassione, dell’amore e della resistenza non violenta alla tirannia, è riuscito a tenere alto l’orgoglio di un popolo schiacciato dall’invasione cinese. Benché umiliato dall’esilio forzato in India, ha contribuito a diffondere i principi fondamentali del buddhismo in tutto il mondo. Attraverso le voci di coloro che l’hanno conosciuto – persone famose e gente comune – il libro narra la storia di questo incredibile personaggio che vide il suo destino segnato fin dall’età di tre anni, quando neI 1935 venne riconosciuto come la reincarnazione del XIII Dalai Lama e partì da uno sperduto villaggio del Tibet alla volta della capitale, Lhasa, dove gli venne impartita la rigidissima educazione che lo avrebbe portato a diventare un capo spirituale di fama mondiale, vincitore del premio Nobel per la Pace.
Malika in arabo significa “regina”, ma mai nome è stato così poco appropriato. Perché la piccola Malika è la settima di nove figli di genitori algerini emigrati in Francia e residenti nella bidonville di Nanterre. Un posto dove acqua e corrente elettrica non arrivano, e dove si è considerati ricchi se si ha un tappeto per scaldare il pavimento. Fatima, sua madre, l’ha sempre considerata l’ennesima bocca da sfamare, nuovi strilli da calmare, e poi non c’è il tempo per affezionarsi, che già è incinta un’altra volta. Malika impara presto a fare tutto in silenzio, a non dare fastidio, a non fare rumore, per evitare che nuovi lividi si aggiungano alle macchie bluastre che le segnano costantemente il corpo. Il calore di un abbraccio, la dolcezza di una ninnananna, Malika non sa cosa siano. Ma, al suo quarto compleanno, la mamma fa un gesto inaspettato: le regala un paio di sandaletti bianchi. Ed è per catturare un raggio di sole da far brillare sulle scarpe nuove che Malika si allontana dal negozio ed esce in strada. La luce la acceca, ma è così bello sentire il calore sulla pelle. E i sandaletti quasi si muovono da soli per unirsi al movimento della gente per strada. Poi, in un attimo, è il buio. Solo dopo scoprirà di essere stata investita. È l’inizio di un’odissea, tra ospedali, operazioni, e soprattutto, il rancore e l’odio della madre e della famiglia. Ma è anche la scoperta di un mondo nuovo, fatto di medici e di persone amorevoli che si occupano di lei e le regalano affetto.
Cavour. Fece l’Italia, visse con ragione, amò con passione
Lingua: Italiano
Vita, amori e passioni di Camillo Benso conte di Cavour, il grande statista che riuscì con la sua abilità politica e con le sottili armi dell’astuzia e della diplomazia a diventare punto di riferimento del movimento risorgimentale, favorendo la riunificazione d’Italia sotto il governo della corona sabauda. Assieme ad altre figure carismatiche quali Garibaldi e Mazzini fu, infatti, protagonista indiscusso del Risorgimento. In occasione dei duecento anni dalla sua nascita questa biografia di Annabella Cabiati, fa emergere anche l’aspetto privato dell’aristocratico piemontese, facendo scoprire al lettore i retroscena non solo delle sue decisioni politiche, ma anche i rapporti più intimi con le sue tante donne, con i suoi genitori, con il fratello primogenito.
Ci sono molte cose che Leila non capisce. La parola matrimonio, per esempio, e nemmeno di cosa parlano le nutrici quando dicono che per sua sorella maggiore, orfana come lei in un istituto, è già tanto che qualcuno la voglia sposare. Però quando la sua compagna di scuola le dice che non può giocare con lei perché è una figlia del peccato, Leila capisce eccome. In Sudan, dove lei è nata, nascere fuori dal matrimonio è una maledizione, un’infamia da cancellare. La sorte di questi bambini è segnata. Molti vengono lasciati morire, i più fortunati, come Leila, vengono abbandonati e cresciuti negli orfanotrofi, sballottati qua e là. Senza affetto e senza un futuro. Ma Leila ha un carattere forte e si oppone a un destino già scritto. Nonostante l’emarginazione e le dure prove che deve affrontare, riesce a studiare e a condurre una vita quasi normale. Finché un giorno sente il bisogno di fare qualcosa per i bambini come lei. In quel giorno lontano, alla frase della compagna di scuola aveva reagito con rabbia. Con una manciata di terra stretta in pugno, l’aveva aspettata fuori casa e gliel’aveva sbattuta in faccia, prima di scaraventarla nella polvere. Ora sa che parlare al cuore è molto meglio che aggredire. E che se, grazie alla sua testimonianza, una sola persona regalerà un sorriso a uno di questi bambini, il suo sforzo non sarà stato vano.
Come ho sconfitto il cancro senza essere wonder woman
Lingua: Italiano
Meredith ha trentacinque anni ed è nel pieno della vita. Ha un un lavoro, un marito e un figlio piccolo. E una salute di ferro o quasi, visto che la cosa più grave di cui ha mai sofferto prima è un po’ di congiuntivite per uso promiscuo di eyeliner. Ma un giorno, il suo mondo va a pezzi. Quei disturbi che avverte da un po’ e che i medici hanno troppo a lungo sottovalutato, sono dovuti a un tumore al seno. A uno stadio avanzato per di più, tanto che le danno il 40% di probabilità di sopravvivenza. Inizia così la lunga trafila di esami, operazioni, trattamenti sfiancanti. Ma Meredith ce la fa. Stravince sul calcolo di probabilità. Grazie alle cure, e in gran parte al suo senso dell’umorismo, che la aiuta a venire fuori dai momenti più duri.
La paura della morte fa parte del naturale istinto di sopravvivenza dell’uomo, ma l’Occidente non ha solo un comprensibile timore per un processo che non conosce: è ossessionato dal mito dell’eterna giovinezza, vede la morte come la fine della vita, e dunque la tratta come un argomento tabù. Eppure i grandi libri sapienziali di tutte le tradizioni e i grandi saggi di ogni epoca dicono esattamente l’opposto, descrivendo una dimensione eterna della vita, che già esisteva ben prima della nascita e che non finirà con la nostra morte. Questo libro è uno studio comparato dei più grandi testi sapienziali di tutte le tradizioni che ci descrivono, istante per istante, il viaggio dell’anima dopo la morte.
Noi, quelli delle malattie rare. Storie di vita, amore e coraggio
Lingua: Italiano
Costanza, che ritrova la gioia grazie a un dono inatteso. Elena, che affronta i problemi legati alla malattia del papà con la filosofia di Giulio Cesare. Laura, che invece si lascia guidare da Buddha. Lorenzo, che cammina otto ore al giorno perché non può stare seduto. E poi la “botta di fortuna” del ricercatore Mario, la missione del chirurgo Ronald che restituisce il sorriso ai bambini e il viaggio alla Mecca di Pier, noto ematologo. Storie incredibili, estratte dal magico cilindro delle malattie rare. I protagonisti sono persone speciali, animate da amore, coraggio e voglia di vivere. Non solo genitori di bambini unici, ma anche medici e volontari che hanno abbracciato la causa in certi casi per sorte, in altri per scelta disinteressata. Oltre a racconti, testimonianze e interviste, nel libro sono riportati alcuni brani tratti dal blog www.lemalattierare.info che ha dato voce a chi non ne ha mai avuta e ha trovato la forza di tirarla fuori confidandosi con una giornalista. Dopo la pubblicazione del precedente libro di Margherita De Bac, “Siamo solo noi”, le malattie rare non sono più un tabù. In un certo senso sono state “sdoganate” sul piano della conoscenza. Ma c’è ancora molto da fare a livello di leggi, cure, ricerca, finanziamenti, sensibilità.
Francesco Melzi D’Eril: la grande occasione perduta. Gli albori dell’indipendenza nell’Italia napoleonica
Lingua: Italiano
Nobile, colto e aperto alle riforme, Francesco Melzi d’Eril sognava un’Italia indipendente e monarchica. Per estrazione sociale e formazione culturale era ostile al radicalismo giacobino nonché agli ideali repubblicani e tuttavia ricoprì il ruolo di vicepresidente della Repubblica italiana nata nel 1802 sulle rovine della Cisalpina e presieduta da Napoleone Bonaparte. La combinazione di tre fattori contribuisce, secondo l’autore, a spiegare l’apparente paradosso: l’assoluta fiducia e stima di Napoleone, l’ambizione personale e soprattutto il senso dello Stato, tale per cui Melzi d’Eril cercò di sfruttare al meglio la libertà di manovra lasciatagli da Napoleone per gettare le basi di uno stato moderno e indipendente in Italia.
Io, venditore di elefanti. Una vita per forza fra Dakar, Parigi e Milano
Lingua: Italiano
Pubblicato la prima volta nel 1990, “Io, venditore di elefanti. Una vita per forza fra Dakar, Parigi e Milano” è diventato nel corso del tempo e delle edizioni un autentico longseller. È stato soprattutto un libro letto e discusso, moltissimo nelle scuole, per l’interesse della testimonianza che correggeva molti giudizi e pregiudizi a proposito dell’immigrazione e per la scelta di rinunciare a qualsiasi forma saggistica. Così la storia raccontata da un immigrato senegalese, Pap Khouma, a un giornalista italiano, Oreste Pivetta, si presenta come un romanzo-reportage alla scoperta di una realtà conosciuta spesso solo superficialmente e grossolanamente. Quella di Pap è l’esistenza di un clandestino che per sopravvivere deve vendere e per vendere deve percorrere tanta strada, trovare continuamente nuove “piazze”. Dovrà nascondersi, scappare davanti ai poliziotti, cercare un tetto per ripararsi… L’approdo è un manifesto che gli comunica una via legale per uscire dalla clandestinità. Vi si annuncia una sanatoria. Non sarà solo un permesso di soggiorno però a cambiare la sua vita: conteranno l’esperienza, la volontà, la conoscenza, conteranno anche le amicizie conquistate un poco alla volta, per vivere da cittadino in un Paese che faticosamente sta cambiando e che faticosamente sta imparando, tra mille contraddizioni, a considerare come parte di sé donne e uomini di altre lingue, di altre religioni, di altre culture.
Paolo Cecinelli accompagna il lettore nel mondo di Marco Bortolami, seconda linea della Nazionale Italiana e del Gloucester, squadra inglese che milita nella Premiership. Quello raccontato nel libro è un cammino quasi spirituale tra aneddoti, partite e rapporti umani con i compagni di squadra e gli allenatori. Rapporti a volte anche conflittuali, ma sempre improntati a schiettezza e correttezza, descritti senza false ipocrisie. Bortolami tocca in maniera diretta i momenti importanti della sua vita sportiva e personale, dai primi passi su di un campo da rugby alla decisione di diventare un rugbista professionista, dal 6 Nazioni alla Coppa del Mondo 2007, dal forte legame con la famiglia fino ai momenti indimenticabili della sua carriera. Il racconto appassionante di un ragazzo che ha imparato a guardare negli occhi la vita, diventato uomo indossando una maglia da rugby.