Il 30 agosto 1970, il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino, appartenente a una delle più conosciute e prestigiose famiglie della nobiltà milanese, uccise a fucilate la moglie Anna Fallarino e il suo presunto giovane amante prima di togliersi la vita. A rendere ancora più sconvolgenti i risvolti del delitto contribuì la scoperta degli incontri sessuali di Anna con degli sconosciuti organizzati da Camillo per soddisfare il suo insaziabile voyeurismo. Le indiscrezioni sul ménage familiare dei marchesi, corredate da diari, foto e lettere per lo più false, eccitarono le fantasie dell’opinione pubblica. Quello dei Casati divenne così il primo, clamoroso, scandalo di un’Italia che si avviava timidamente a fare i conti con la rivoluzione sessuale. Contrariamente a quanto raccontato dalla stampa, quella di Anna e Camillo non fu una relazione morbosa, ma una storia d’amore tanto esasperata da superare, come scrisse quest’ultimo nei suoi appunti, “i limiti limitanti della vita e passare attraverso le soglie della morte”. Con questo libro Mariateresa Fiumano, figlia del cugino di Anna, che da ragazza aveva frequentato la casa dei marchesi, ha voluto rendere loro giustizia ricostruendone fedelmente la vicenda e mettendo in luce le circostanze che portarono al suo drammatico esito, cambiando per sempre la storia del costume del nostro Paese.
Uniti fin dall’infanzia, i fratelli Georg e Joseph Ratzinger diventarono sacerdoti nella stessa data. Ancora oggi trascorrono insieme le vacanze e si sentono al telefono quasi ogni giorno. Nel racconto di una vita vissuta pressoché in simbiosi, Georg – da sempre il confidente più vicino a papa Benedetto XVI – tratteggia il volto del pontefice senza tralasciare i particolari più intimi, commoventi e privati: le serate trascorse a suonare il pianoforte e a guardare il Commissario Rex, le passioni giovanili mai abbandonate per la lettura, i gatti e le passeggiate nei boschi. Sono rievocati gli anni spensierati dell’infanzia nell’Alta Baviera, l’educazione religiosa ricevuta dai genitori e la precoce consapevolezza della fede. I due fratelli, arruolati nelle forze armate, affrontano poi il duro periodo del regime nazista, costretti a una forzata militanza nella Hitler Jugend, la Gioventù Hitleriana. Finita la guerra, Georg si dedica alla musica, mentre Joseph si consacra agli studi di teologia e, dopo aver ottenuto il dottorato e l’abilitazione all’insegnamento, diventa vescovo, cardinale e infine prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, in Vaticano, su espressa volontà di Giovanni Paolo II. Una rapidissima ascesa, che lo porterà al soglio pontificio nel 2005. Un ritratto affettuoso, preciso nei dettagli, che non tralascia episodi lievi e che svela un Benedetto XVI mai raccontato.
L’autore considera la psicoanalisi sotto due aspetti: come una forma di letteratura, cioè come un racconto messo in atto da paziente e analista, e come una terapia, cioè come una cura della sofferenza psichica che utilizza come strumento il rendere narrabile e condivisibile quanto prima poteva essere espresso solo attraverso il malessere, i sintomi, la sofferenza. In questo volume vengono trattati argomenti come i nessi tra narrazione e interpretazione all’interno della seduta analitica e lo sviluppo che il concetto di personaggio ha avuto in letteratura e nei diversi modelli psicoanalitici.
La vita è qualcosa di straordinario. Morendo ho imparato a vivere. La mia lezione più grande
Lingua: Italiano
Come responsabile medico del celebre Preventive Medicine Research Institute di Sausalito (California), Lee Lipsenthal ha aiutato migliaia di pazienti che lottavano contro la malattia a superare la paura del dolore e della morte e ad abbracciare un’esistenza ricca di gioia. Felicemente sposato e padre orgoglioso di due figli, ha seguito lo stesso percorso nella sua vita privata. Quando, nel 2009, scopre per puro caso di avere un tumore all’esofago, tocca a lui testare l’efficacia del suo approccio. Mentre con la moglie Kathy affronta la diagnosi, la malattia e le terapie, Lee si accorge di non temere il momento della fine e di sentirsi più vivo che mai. Scritto con ironia, sensibilità e profonda ispirazione questo libro intende insegnarci molte cose sul vero significato della vita.
Milano, piazza Fontana, 12 dicembre 1969. Nella sede centrale della Banca dell’Agricoltura, gremita di gente, una bomba deflagra con violenza inaudita, uccidendo sul colpo dodici persone e ferendone quasi novanta. Sono passati oltre quarant’anni dalla strage, eppure di quell’attentato, che segnò una frattura insanabile nella storia recente dell’Italia dando il via alla terribile stagione della “strategia della tensione “, si continua a parlare. Molti interrogativi non hanno ancora trovato una risposta: perché, fin dalle prime ore, furono accusati gli anarchici? Chi aveva interesse nell’attentato? Quale fu il ruolo dei servizi segreti in questa storia? Esisteva un patto scellerato tra politici italiani e intelligence straniera? Quante bombe scoppiarono alla Banca dell’Agricoltura? “La strage” vuole raccontare, da un punto di rista ravvicinato, quasi “dall’interno”, non solo i fatti di quel triste giorno, ma un’intera fase cruciale per il nostro Paese, iniziata prima del 12 dicembre e proseguita per tanti anni a venire. Grazie al suo accurato lavoro di documentazione, Vito Bruschini riesce a rievocare l’atmosfera cupa e tesa che avvolse un’Italia annichilita dalla paura, ma non ancora sconfitta, in un romanzo su uno dei misteri più drammatici della storia repubblicana.
Un giorno di marzo del 1944, un camino che continua a buttare fumo maleodorante attira l’attenzione dei vicini. Si avverte la polizia, poi i pompieri. Quando le forze dell’ordine entrano nella casa al 21 di rue Le Sueur spalancano la porta di un castello degli orrori. Arti semicarbonizzati in cantina, accanto alla caldaia. Teschi e ossa. Un pozzo in cortile pieno di calce viva e resti di corpi umani in vari stadi di decomposizione. Una misteriosa cella triangolare in cui un “occhio magico” permette di assistere alla morte delle vittime… Negli anni dell’occupazione tedesca a Parigi va in scena il dottor Marcel Pétiot, il “medico del popolo”, gran benefattore, vicino alla Resistenza, accusato di aver ucciso decine di persone fingendo di aiutarle a fuggire dai nazisti in cambio di denaro. O forse solamente per sadismo sessuale. È proprio lui “Il Lupo di Parigi”, l’assassino che ha disseminato le sue scie di sangue nella capitale, fino a diventare uno dei più spietati serial killer di tutti i tempi? Mentre tutt’intorno infuria la guerra clandestina, le indagini sono affidate al commissario Georges-Victor Massu, della Brigade Criminelle, che da garzone di macelleria ha saputo diventare uno dei primi poliziotti di Francia; dalla sua figura il suo amico Georges Simenon trarrà ispirazione per creare il commissario Maigret. Una narrativa non-fiction, un true crime con un cast di personaggi noti e meno noti, giudici, patrioti della Resistenza, agenti della Gestapo, vittime e carnefici.
Un secolo di saggezza. La lezione di vita di Alice Herz-Sommer, la più anziana sopravvissuta alla Shoah. 108 anni di passione e ottimismo
Lingua: Italiano
A 108 anni la pianista Alice Herz-Sommer è la più anziana fra i sopravvissuti alla Shoah ed è stata protagonista e testimone del “secolo breve” e del primo decennio del nuovo millennio. È sopravvissuta al campo di concentramento di Theresienstadt, ha partecipato al processo di Adolf Eichmann a Gerusalemme e ha incontrato sul suo cammino alcuni fra i più affascinanti personaggi del nostro tempo. Nella Praga magica di inizio secolo la sua famiglia frequentava Franz Kafka (che lei chiamava “zio Franz”), Gustav Mahler, Sigmund Freud e Rainer Maria Rilke. In Israele Golda Meir e Arthur Rubinstein erano tra i fedeli amici che visitavano la sua casa per sentirla suonare. Si è esibita sui palcoscenici più prestigiosi del mondo, ma dice di non aver mai suonato così bene come a Theresienstadt, dove la musica era tutto ciò che le rimaneva. Oggi vive a Londra, e ancora si esercita al piano per ore, ogni giorno. Nonostante la prigionia nel lager, la morte – per mano dei nazisti – della madre, del marito e di molti amici, e la prematura scomparsa del figlio, Alice non ha mai ceduto all’amarezza o al pessimismo, trovando consolazione e salvezza nel potere dell’arte e nella capacità di vedere in ogni persona, persino nei suoi nemici, un pizzico di umanità e bontà. “Un secolo di saggezza” è la storia illuminante di una donna determinata a scegliere sempre il bene, anche di fronte al male assoluto. È una lezione preziosa sull’amicizia e la semplicità, sulla forza dell’arte e l’ottimismo. Prefazione di Václav Havel.
Un secolo di saggezza. La lezione di vita di Alice Herz-Sommer, la più anziana sopravvissuta alla Shoah. 108 anni di passione e ottimismo. libri EUR(00.00€)
Un secolo di saggezza. La lezione di vita di Alice Herz-Sommer, la più anziana sopravvissuta alla Shoah. 108 anni di passione e ottimismo. audiolibro EUR(00.00€)
Sotto i capelli lunghi, dietro la barba da orco, c’è un operaio giunto al rugby per caso. Un uomo divertente e autoironico, timido e sensibile. Strano ma vero, visto che Sébastien Chabal, il rugbista più famoso di Francia, ha la fama di duro. E in campo duro lo è senz’altro: chiedere informazioni agli All Blacks e ai loro tifosi, i più esigenti del mondo, che lo hanno “adottato” proprio per lo spirito combattivo mostrato contro la selezione neozelandese. Ma fuori dal campo le cose cambiano, a partire dalla risata contagiosa che sembra di ascoltare leggendo questo libro. Pagine fitte di valori come generosità, semplicità e onestà, gli stessi che Chabal ha portato nella sua vita di sportivo. Il racconto degli anni in fabbrica, degli scherzi con gli amici, dei giri sulle strade dell’Ardèche sul camion del nonno si affianca a quello delle imprese sul campo e alle opinioni sul rugby professionistico di oggi, dure come i placcaggi di chi le ha espresse.
Etica minima. Scritti quasi corsari sull’anomalia italiana
Lingua: Italiano
Una specie di diario, brevi e appuntite riflessioni sui fatti accaduti nell’ultimo periodo, dal caso Eluana allo scoppio razzistico di Rosarno, per mettere in evidenza il terreno “minimo” da salvaguardare contro ogni slittamento autoritaristico e contro ogni violenza quotidiana. Scritti polemici, vicini ai famosi interventi “corsari” di Pier Paolo Pasolini, scritti che poco hanno da spartire con il conformismo oggi dilagante
La resa. Ascesa, declino e «pentimento» di Felice Maniero
Lingua: Italiano
Le ultime immagini di Felice Maniero, l’ex boss della Mala del Brenta, lo ritraevano sorridente e con le manette, circondato da poliziotti e giornalisti, e con il suo inconfondibile caschetto. Da allora sono trascorsi sedici anni, contraddistinti da una fruttuosa collaborazione con lo Stato che gli ha consentito di tenere fuori dai processi madre e fidanzata, e di mettere al sicuro i tanti miliardi accumulati durante il suo regno criminale. Anni caratterizzati da silenzi profondi, e dalla tragica fine della primogenita Elena. Oggi Felice Maniero è un uomo libero e un indaffarato imprenditore. Ha scontato la sua pena e può girare per l’Europa senza più alcun vincolo, può fare affari dove più gli pare, anche in quella Croazia dove nel periodo d’oro era di casa, vantando un’amicizia particolare con il figlio dell’allora presidente nazionalista Franjo Tudjman. Con un’organizzazione di diverse centinaia di uomini, Felice Maniero ha tenuto in scacco il Nordest per un ventennio con rapine miliardarie, evasioni spettacolari, sequestri di persona, omicidi, traffici di droga e di armi. Tanto controversa è stata la sua carriera criminale quanto chiacchierata la sua scelta di collaborare con lo Stato. Oggi dice di essere tranquillo, di sapere di aver pagato poco per quello che ha fatto ma di non aver paura di morire. Sa che sono in molti a volerlo morto. Prefazione di Carlo Lucarelli.