Quella che state per leggere è una storia vera. È la storia commovente del percorso attraverso il quale l’autrice è riuscita a vincere il cancro, ricorrendo a qualunque tipo di pratica; dalla meditazione all’atteggiamento reattivo verso le terapie; senza perdere mai la speranza di guarire. Dal momento in cui le è stato diagnosticato un tumore al seno, infatti, Stephanie si è sottoposta a tutte le cure che le sono state proposte: farmaci, chemioterapia, radioterapia, chirurgia. Talvolta quei metodi hanno funzionato, altre invece hanno fallito, ma la Butland ha fatto tesoro di ogni esperienza, ha raccolto come in un diario pensieri, emozioni, suggerimenti e li ha postati in un blog per aiutare altre persone che, come lei, stavano lottando contro lo stesso male. Dalla sua testimonianza nasce “Come ho sconfitto il cancro”, un libro che offre consigli non solo per mantenere un approccio positivo nei confronti della vita, ma per cominciare un percorso di accettazione della malattia e di potenziale guarigione.
Questo libro si propone di dare un’informazione storico-biografica riguardo alle vicende dei santi che troviamo abitualmente nominati nei comuni calendari, in corrispondenza di ciascuno dei 365 giorni dell’anno. Mi sono occupata esclusivamente dei Santi, anche se il calendario ricorda diversi Beati, e per ciascuno abbiamo narrato le vicende della loro esistenza, indicato il tempo e i luoghi che ne videro vita, morte e miracoli. Per diversi santi abbiamo indicato il patronato loro attribuito dalla chiesa cattolica e, facendo riferimento all’iconografia e alla tradizione popolare, i simboli, che li contraddistinguono negli affreschi, nelle statue, nei dipinti come nei santini e nelle immaginette dei capitelli di campagna. Nello scegliere tra i numerosi santi (ben più di uno al giorno!) abbiamo principalmente seguito la tradizione più diffusa e quando ci siamo trovati a decidere tra i santi del giorno, l’abbiamo fatto secondo il criterio che appariva di volta in volta più opportuno: il santo più noto, ovvero la figura legata a tradizioni locali particolarmente sentite, o piuttosto ad una particolare devozione popolare. Non di rado la scelta è caduta sul santo dalla biografia maggiormente documentata e, in qualche caso, sulla narrazione più avvincente. Qualche volta però scegliere si è rivelato davvero difficile e allora, poiché ogni regola ha le sue eccezioni, abbiamo lasciato che due santi abitassero lo stesso giorno e condividessero lo spazio della loro pagina di biografia. Luisa Zerbini
Lui, un principe affascinante, carismatico e amato dal popolo. Lei, una bellissima ragazza di famiglia borghese. Il loro amore, una favola contemporanea. Ma l’erede al trono d’Inghilterra e Kate Middleton hanno dovuto lottare contro ogni avversità per proteggere la loro relazione: hanno sfidato le regole di casa Windsor, affrontato scandali, lotte di potere e tragedie. Hanno rischiato di perdere l’amore e salvato la loro storia a un passo dal baratro. E cosi sono diventati la coppia più popolare, chiacchierata e ammirata della loro generazione. Dal giorno in cui si sono conosciuti, William e Kate si sono tenuti il più possibile lontani dai riflettori e hanno nascosto la loro unione dietro un velo di mistero. Questo libro rivela i segreti più intimi della coppia protagonista delle nozze più attese dell’anno. Quali ripercussioni ha avuto il legame speciale tra William e la madre Diana sul rapporto con la fidanzata? Chi si cela dietro la rottura del 2007? In che modo Kate ha riconquistato il suo principe? Qual è la verità sulla depressione di lui e sullo scandalo che ha coinvolto i parenti di lei? Quali sono i progetti che la regina ha in serbo per il nipote e la bella sposa? Come nelle favole, per gli innamorati è previsto un lieto fine: il “matrimonio del secolo”, un evento fortemente atteso da tutti coloro – sudditi della regina e non – ancora in cerca della magica scintilla che solo Lady D era riuscita a regalare. Prefazione di Antonio Caprarica.
Cos’è la bellezza? Come si decide se un uomo, una donna, un quadro… sono “oggettivamente” belli? Chi ha posto e perché i canoni di un tale riconoscimento? Fin dall’antichità, pensatori e filosofi hanno cercato di rispondere a domande come queste riuscendo, però, solamente a dare delle risposte parziali o, comunque, legate ad una corrente di pensiero o al periodo storico in cui vivevano (per Platone ed Aristotele, per esempio, il “bello” equivaleva al “vero”, mentre più tardi, nell’età moderna, si tendeva ad analizzare ciò che era visto come la “forma occidentale della bellezza”, ovvero le opere d’arte). Persino la Grammatica non ci aiuta a svelare l’arcano, indicando la parola “bellezza” come una parola astratta e, quindi, per definizione, “non oggettiva”. Le parole astratte, infatti, indicano qualcosa che non possiamo né vedere né toccare; filosoficamente parlando sono delle categorie assolute perché inconoscibili attraverso i sensi. Qualcosa che, però, riusciamo a distinguere e a selezionare in base alle emozioni positive che la vista di tale cosa o persona ci suscita. La nostra società, nel corso degli anni, ha sviluppato dei canoni di riferimento comuni ai quali il nostro cervello (consciamente o inconsciamente) reagisce di fronte alla bellezza. Ogni epoca, di fatto, risponde a parametri diversi in fatto di bellezza ma lo scopo di tali parametri è pressoché identico: permetterne il riconoscimento e la condivisione dal maggior numero di persone possibile.
Dai sempre speranza. I pazienti che hanno cambiato la mia vita
Lingua: Italiano
L’attesa sui divani fu breve. Qualche minuto dopo entrò Oriana Fallaci. Era lei la persona che avrei dovuto curare. Non ci fu bisogno di presentazioni. Lei sapeva chi fossi e, dunque, perche si rendeva necessario incontrarmi… Quello con Oriana Fallaci è soltanto uno dei tanti incontri che hanno cambiato il modo di pensare di Virgilio Sacchini, direttore del reparto di senologia chirurgica al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, il centro “anticancro” più importante al mondo. Sacchini ce li racconta in questo libro, scritto con il giornalista Sergio Ferego. Leggiamo di James, piccolo boss di Harlem che, orgoglioso della sua amicizia col “doctor”, lo presenta al quartiere come fosse una star. C’è Shena, musulmana che, dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle, non vuole farsi operare perché teme discriminazioni. O Shamina, studentessa iraniana che non rinuncia alla particolare divisa che la legge islamica impone alle donne prima di entrare in sala operatoria. Al centro di tutte queste storie, inevitabilmente, il cancro e la straordinaria esperienza di un medico e di un uomo a cui è affidato il delicato compito di “dare sempre speranza”, anche quando l’equilibrio tra la vita e la morte diventa esile e incerto.
Questa è la storia di un amore inesauribile per gli esseri umani, quell’amore che da anni spinge Rick a combattere una sua personale battaglia contro la cronica mancanza di fondi e mezzi per dare un futuro e, quando serve, una famiglia ai bambini poveri e malati dell’Etiopia. È la storia di Marilyn, che si lascia conquistare dal motto di Rick “Salvi una vita e salvi il mondo intero”. Ed è la storia di Danny, il bambino del marciapiede, che oggi ha una casa e una mamma, e dei tanti bambini che grazie alla dedizione di un uomo solo sono usciti dal buio per abitare il giardino della luce.
Questo libro, divenuto un piccolo classico del genere, è la storia di un’analisi in cui due donne – la terapeuta e la sua paziente – rivivono il rapporto madre-figlia. Non c’è uno stacco oggettivante: il racconto dell’analisi è tutto interiore e il linguaggio è semplice, volutamente libero da tecnicismi di sorta. C’è piuttosto una costante esplorazione, lungo un percorso in cui ciascuna delle due donne svela e vela frammenti di passato, sogni, interpretazioni… e in cui l’inconscio è testimone del senso di quel viaggio. L’intuizione di Jung secondo cui ogni donna contiene in sé la propria madre e la propria figlia è l’ipotesi affascinante che orienta la terapia. Questa nuova edizione presenta un saggio inedito, sapientemente articolato e ricco di suggestioni, imperniato sul rapporto dell’autrice con la figlia bambina. L’appartenenza e la differenza segnano le tappe della loro relazione – punteggiata di memorie, visioni, liriche, intuizioni – incarnandosi nel confronto fra materno e femminile in modo autentico e toccante.
Beffe, scienziati e stregoni. La scienza oltre realismo e relativismo
Lingua: Italiano
Gabriele Lolli ha voluto esaminare in questo libro lo “status quaestionis” della filosofia della scienza, un campo che pare oggi dilaniato da un’autentica guerra scatenata dai “relativisti”, o “postmodernisti”, contro gli assunti realisti. Traccia dunque un panorama sintetico dell’epistemologia contemporanea indirizzato però, con spirito polemico, a spiegare come si sia potuti arrivare a certe degenerazioni delle posizioni relativiste odierne, tali per cui un articolo pieno di sciocchezze, scritto per beffa dal fisico Sokal, ha potuto esser preso per buono.
Quando suo padre Murtaza venne ucciso, Fatima Bhutto aveva solo quattordici anni. Si trovava a pochi passi dal luogo dell’attentato. Quell’episodio, che ha segnato la sua vita, è anche una delle pagine più torbide della storia del suo paese, il Pakistan, il crocevia strategico della politica mondiale, stretto tra Iran, Afghanistan, Cina e India. “Canzoni di sangue” è in primo luogo un gesto d’amore, quello di una figlia per un padre che non ha potuto vederla crescere. Al tempo stesso, racconta il destino tragico di una grande e potente famiglia, che sembra uscire da un’epoca remota, e forse per questo ancora più affascinante. Come racconta Fatima, suo nonno Zulfikar Ali, dopo aver guidato il paese, è stato torturato e giustiziato dal generale golpista Zia ul Haq. Suo zio Shahnawaz, suo padre Murtaza, sua zia Benazir assassinati. Discendenti di una casata di guerrieri, i Bhutto possiedono enormi estensioni di terra nella regione del Sind. Dopo l’indipendenza, la famiglia è stata al centro della vita politica del Pakistan: un paese violento e corrotto, segnato da complotti e faide sanguinose, omicidi e attentati. Fatima Bhutto ha vissuto tutto questo: un potere assoluto, arcaico, quasi feudale nella regione d’origine; le torbide lotte politiche in uno stato instabile; i sanguinosi conflitti interni e le minacce dall’estero. Il jet set internazionale delle élite politiche e finanziarie.
Da noi, le figlie non sono le benvenute. Io, diciannovesima di ventitré fratelli, fui abbandonata da mia madre sotto il sole cocente dell’Afghanistan affinché morissi. Malgrado le numerose bruciature sono sopravvissuta, diventando la sua figlia preferita. Questa è stata la mia prima vittoria. Mio padre, per venticinque anni membro del Parlamento, era un uomo incorruttibile, molto legato alle tradizioni del nostro Paese. Venne ucciso dai mujaheddin. Fu allora che mia madre, analfabeta, decise di mandarmi a scuola: sono stata la prima femmina, in famiglia, a ricevere un’istruzione. Mentre infuriava la guerra civile, sono diventata insegnante di inglese, poi ho studiato medicina. Ho sposato l’uomo che amavo e gli ho dato due meravigliose bambine. Ma l’arrivo dei talebani ha suonato l’ultimo rintocco per la libertà. Mio marito, dopo aver subito lunghe torture in carcere, è morto di tubercolosi e io, imprigionata dal burqa, ho sentito la rabbia crescere in me. Da quel giorno la mia voce si è levata per difendere coloro che soffrono. Oggi che sono parlamentare, so che ogni ingiustizia e sofferenza che posso alleviare compensa in parte ciò che non ho potuto fare prima: salvare la vita di chi è abbandonato da tutti.