Ariàdna Efrén, figlia primogenita di Marina Cvetàeva, dedica a sua madre pagine dense di un amore senza confini e di ammirazione per la creatura elusiva e selvatica che fu la più grande poetessa russa della sua epoca. Da lei rivela di aver imparato tutto: a vivere con fantasia i momenti difficili, a godere del dono della poesia e dell’amicizia, ad apprezzare i semplici piaceri quotidiani anche nei momenti più bui della loro esistenza. “Il fatto di avere due vestiti in tutto, non mi spingeva a sognarne un terzo”, ricorda Ariàdna ripensando alla sua infanzia passata in esilio a Praga e poi a Parigi, dove Marina e suo marito Sergéj affrontavano con coraggio, dignità e anche umorismo, povertà e difficoltà di ogni genere.